Eremo
Intorno al 1764 il bisogno di custodire la sacra immagine, tanto venerata dal popolo fece nascere l’idea di un caseggiato accanto alla chiesa, alla sacrestia da una scala, che arriva ad un corridoio, lungo il cui lato destro si aprono cinque cellette da usare come abitazione di uomini pii che custodissero la chiesa e ne assicurassero il culto nel tempo.
Nasce così l’ Eremo costruito interamente con le donazioni del popolo Bisacquinese,
come si era fatto precedentemente con il Santuario.
Il padre degli eremiti fu Vincenzo Adorno, il primo fortunato a vedere la luce levarsi dal monte triona e poi l’immagine della Madonna, che volle dedicare e consacrare la sua intera vita a Lei. All’ Adorno successero molti altri ai quali veniva datogli il nome di “chierici “; essi in seguito non si mostrarono degni del loro compito, sicché apparve necessaria una riforma.
L’ amministratore del Santuario del tempo, Giovanni Collura , sostituì i “chierici” con gli “Eremiti”. Essi assunsero un abito di colore marrone, stretto ai fianchi da una cintura di cuoio con uno scapolare azzurro , adorno dalla parte del cuore d’una placca con il nome di Maria. Gli eremiti, oltre al dovere custodire la chiesa, avevano il compito di fare la Questua nelle campagne nei dintorni: a seconda della stagione, raccoglievano grano, vino, olio, ecc. che serviva per mantenere il culto nella chiesa e per il sostentamento proprio e dei pellegrini che accorrevano numerosi, anche dei paesi vicini.
Nel tempo si sono succeduti tanti eremiti fino ad arrivare al Frate Antonio Ferlisi. in seguito venne custodito da un laico, Vincenzo Oddo, con il quale si è così interrotta l’antica tradizione che voleva come custodi solo religiosi, dal primo luglio 2014 a custodire il santuario è un laico, Gaspare Guarino.
Dalla sacrestia dove sono presenti un guardaroba, un armadio antico, un lavabo in marmo alcuni ex-voto e ritratti di benefattori alle pareti ecc. si accede, tramite una scala a due rampe al primo piano dell’Eremo: sul lato sinistro si intravede il fianco della montagna, e cioè le pietre sapientemente murate a forma di grotta; in cima alla scala si snoda un corridoio lungo e stretto;più vicino alla scala ci sono due stanze destinate alla Rettoria, e di seguito cinque celle già arredate, ancora dopo il refettorio, la cucina bene arredata con un forno a legna ancora oggi funzionante. Tre sono i servizi igienici. In fondo si apre un ampio salone, utilizzato da Radio Monte Triona finché trasmetteva, ma oggi da poter usare come sala convegni o sala pranzo nelle occasioni di incontri religiosi. Al pianterreno si allineano tre vani: il primo adiacente alla chiesa adibito a negozio per la vendita di oggetti sacri , il secondo adibito a magazzino, il terzo verrà adibito a Cappella delle confessioni.
Il terrazzo sull’arco d’ingresso fu costruito in un secondo tempo, precisamente nel 1883, da bravi artigiani di quel tempo: esso è tutto in pietra a facce vista, ed è stato ristrutturato,da poco. Dal corridoio tramite una porta si arriva al terrazzo dove si può godere di un panorama da mozzafiato: infatti , si vede tutta la vallata sulla si affacciano circa dieci paesi e, proprio di fronte, l ‘Abbazia di Santa Maria del Bosco. I cancelli quello di entrata e quello della cripta sono stati cambiati qualche anno fa perché arrugginiti: commissionati e pagati interamente da un nostro compaesano per grazia ricevuta sono stati realizzati da un bravo artigiano locale con metodo antico, ossia senza saldature. L’artigiano che ha realizzato i due cancelli, alla fine dei lavori, ha voluto fare omaggio della ringhiera del terrazzo della porta d’ingresso principale della chiesa, nel 1986.